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Che cosa sono gli interblocchi? Perché sono diversi dalle serrature? Perché usare gli interblocchi e non delle serrature o addirittura dei lucchetti? Perché gli interblocchi sono meccanici e non elettrici o addirittura elettronici?
Queste sono solo alcune delle domande che si pongono tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo degli interblocchi.
Proviamo a dare una risposta esaustiva a queste domande in modo chiaro ed univoco, al fine di farne capire l’importanza e l’infinito mondo delle applicazioni possibili.
L’interblocco è un sistema chiuso ed interconnesso di serrature ed elementi per la distribuzione sequenziale delle chiavi.
Elemento fondamentale della parola interblocco è il prefisso “inter” attraverso cui si esprime l’interconnessione degli elementi e la sequenzialità nella distribuzione delle chiavi.
Senza l’interconnessione e la sequenzialità della distribuzione delle chiavi perdiamo la dimensione del sistema e ci troviamo in presenza di semplici serrature.
Attraverso l’interconnessione e la distribuzione delle chiavi è possibile disegnare infinite sequenze obbligate di attività. Queste sequenze sono l’espressione fisica delle procedure di sicurezza per il blocco dell’impianto/macchina e per consentire ispezioni e manutenzione.
Le aziende hanno due possibili opzioni lasciare l’applicazione delle procedure di sicurezza alla diligenza degli operatori oppure, attraverso gli interblocchi, “incorporarle” nel sistema tecnico e negli ambienti di lavoro. Questa interconnessione crea sequenze rigide di attività ed accesso che azzerano le dimensioni discrezionali dei lavoratori, generando la massima sicurezza possibile, per i lavoratori e gli impianti, negli interventi di fermo per ispezione e/o manutenzione.
La manutenzione è il contesto applicativo più frequente degli interblocchi, contesto nel quale si manifestano un grande numero di infortuni e morti sul lavoro che vogliamo contribuire a ridurre significativamente con la diffusione degli interblocchi.
Gli interblocchi Arel sono solo meccanici o elettromeccanici e questa scelta è connessa alla funzione di sicurezza che svolgono in cui è fondamentale avere un tasso di errore bassissimo, inferiore ai blocchi solo elettrici o elettronici, ma soprattutto non generano falsi positivi. In altre parole si possono rompere ma, a differenza dei blocchi elettrici od elettronici, non consentono l’avvio di procedure errate e per questo potenzialmente dannose.
Per poter comprendere a fondo il grande potenziale applicativo degli interblocchi è necessario approfondire i meccanismi di funzionamento, ovvero il modo attraverso cui si genera la interconnessione tra gli elementi del sistema e la dimensione di univocità dello stesso.
Punto di partenza del sistema, che come minimo è sempre composto da due elementi, sono il meccanismo di funzionamento della singola serratura e la sua corretta installazione. Tralasciando per il momento gli aspetti relativi all’installazione, importanti ma che rappresentano una variabile esogena, ci concentriamo sul funzionamento della serratura e descriviamo analiticamente le dimensioni della unicità e della interconnessione tra le serrature che creano l’univocità del sistema.
La prima dimensione di univocità è data dal fatto che ogni serratura ha una chiave, espressiva di una variante di migliaia di possibili combinazioni e che per questo motivo può essere considerata unica, ripetibile perché su richiesta del cliente può essere prodotta in più copie, ma l’unica a contenere la sequenza che può aprire quella serratura. Questa dimensione ci assicura che nel passaggio da un elemento all’altro del sistema il “testimone” è univocamente legato a quell’elemento del sistema.
La seconda dimensione attraverso cui viene generata univocità ed interconnessione è data dal meccanismo di funzionamento di ogni singolo elemento del sistema (cilindro) che ha 2 possibili posizioni:
Queste 2 posizioni rappresentano gli elementi fondanti del linguaggio degli interblocchi a cui si affiancano 2 stati:
Attraverso la combinazione delle prime due posizioni (Aperto – Chiuso) è possibile definire in maniera univoca la posizione del singolo elemento ed attraverso la combinazione dei due stati (Chiave bloccata – Chiave libera) attivare l’interconnessione con gli altri elementi del sistema.
I singoli elementi del sistema degli interblocchi sono inseriti in 3 macro-famiglie di prodotti distinguibili per funzione:
Il blocco manovra è l’elemento che consente di isolare la fonte del pericolo per l’uomo, sia essa elettrica o meccanica. Attraverso questa azione di “isolamento” viene assicurata la condizione di non pericolosità del sistema.
Lo scambiatore di chiavi è l’elemento che consente di realizzare fisicamente l’interconnessione logica tra gli elementi del sistema, costruendo le connessioni e moltiplicandole potenzialmente all’infinito, tra il blocco manovra ed il blocco porta.
Il blocco porta è l’elemento che regola l’accesso all’impianto/macchinario fonte di pericolo, su cui andare ad effettuare l’ispezione/manutenzione.
Nel corso dei suoi 50 anni di storia, Arel ha sviluppato un vero e proprio linguaggio degli interblocchi che le consente di integrare le procedure di sicurezza nella progettazione degli impianti.
I primi schemi di progettazione degli interblocchi risalgono alla fine degli anni ‘50 e provenivano dalla tradizione di progettazione della sicurezza francese.
Le esperienze di progettazione maturate nel corso degli anni nei diversi settori hanno portato ad una evoluzione di questi schemi di progettazione con lo sviluppo di un vero e proprio alfabeto in cui si rappresentano con simboli costruiti ad hoc le 2 coppie di posizioni (Aperto – Chiuso e Chiave bloccata – Chiave libera) e le combinazioni di queste con le 3 famiglie di elementi (Blocco manovra – Scambiatore di chiavi – Blocco porta).
Una corretta ed efficace progettazione della sicurezza manutentiva con l’applicazione di questo linguaggio richiede l’analisi in modo integrato dei seguenti elementi:
• Schemi di progettazione tecnica degli impianti
• Layout di produzione
• Procedura di sicurezza della manutenzione
Su questi schemi si sviluppa la progettazione della sicurezza con l’integrazione del linguaggio Arel sul sistema tecnico del cliente.
Esempio di applicazione
Le gamme di interblocchi Arel
La Arel nel corso della sua lunga storia ha sviluppato una gamma di interblocchi che su alcuni mercati sono diventati standard di riferimento nei processi di progettazione e successiva quotazione.
L’evoluzione internazionale dell’azienda e lo sviluppo di soluzioni ad hoc per i più diversi settori industriali hanno portato in evidenza necessità applicative e tradizioni installative di diverso tipo. Per queste ragioni Arel ha deciso di ampliare la sua offerta affiancando alla sua storica ed affermata gamma Light Duty una seconda gamma di prodotti denominata Heavy duty.